Istruzioni per restare intelligenti. Rizzoli, Milano 2005

Introduzione

Sono qui raccolti consigli e di esercizi adatti a tenere in efficienza il fisico e la mente sulla base delle più recenti conoscenze nell’ambito delle neuroscienze. In altri paesi i programmi di fitness mentale sono già un fatto consolidato: negli Stati Uniti, anche la più importante istituzione pubblica per la vecchiaia, il National Institute for Aging, l’istituto federale per la ricerca nel campo dell’invecchiamento (http://www.nia.nih.gov/), promuove programmi pratici per migliorare la condizione degli anziani e per incoraggiare una fitness mentale a partire dagli anni della maturità. L’idea portante di questo ed altri programmi è che è fondamentale adottare uno stile di vita che contempli una ginnastica per il fisico e la mente a partire dall’età adulta: la vecchiaia di oggi e del futuro è infatti una condizione diversa rispetto al passato ed è perciò necessario affrontarla per tempo, sin dagli anni in cui si ritiene di essere invulnerabili e in forma perfetta. Da adulti, nel pieno delle forze e delle energie, non si pensa agli anni che seguiranno e si ritiene di poter continuare a vivere come nel presente: in realtà la vecchiaia è come l’infanzia, un’età in cui si è più fragili e in cui bisogna adottare alcune regole. Da piccoli ci si vaccina, si pratica una dieta appropriata, si fa –o si dovrebbe fare- un’attività fisica, si nutre il cervello con i racconti degli adulti, con nuove esperienze, con la lettura e la scuola: a partire dalla maturità bisogna prevenire la vecchiaia con una dieta appropriata, con un’attività fisica, con esperienze stimolanti, per mantenere il più possibile in efficienza corpo, cervello e mente. Dalla fase embrionale alla vecchiaia, le regole che riguardano il sistema nervoso sono infatti molto simili: i geni stabiliscono un quadro di riferimento sulla cui base si struttura il cervello ma è l’ambiente a stimolare la sua plasticità, a dare forma ai suoi circuiti, a rinnovarne struttura e funzione, persino in quelle età in cui riteniamo, sulla base di luoghi comuni, che esso abbia perduto ogni sua capacità di modificarsi.

Ciò che oggi sappiamo in tema di plasticità nervosa e di strategie per promuovere una fitness della mente ha una crescente importanza in rapporto alle trasformazioni che hanno subito le età della vita. Le caratteristiche della vita umana sono infatti cambiate radicalmente nell’ambito di poco più di mezzo secolo: pochi decenni sono appena un attimo in termini di storia del genere umano ma possono anche rappresentare un importante giro di boa nell’evoluzione del genere umano. Sin quasi alle soglie della seconda guerra mondiale le età della vita avevano diverse caratteristiche qualitative e quantitative: un “ragazzo” di 30 (o anche di quarant’anni), come lo si chiama oggi, era un uomo maturo ma circa un secolo prima, quando Dostoevskji scrisse “I Fratelli Karamazov”, parlava di uno dei suoi personaggi come di “un vecchio di quarant’anni”. Anche gli antichi romani chiamavano senex il quarantenne, Balzac definiva “amabile vegliardo” un suo personaggio di appena 45 anni, Byron temeva “la vecchiaia che insorge con i quarant'anni”... Ovviamente, oggi sono cambiate anche le caratteristiche dell’infanzia e dell’adolescenza, un’età, quest’ultima che si spinge sin quasi ai vent’anni. Ma la fase dell’arco vitale che è cambiata in modo più evidente è la vecchiaia, o la terza età, se si preferisce usare un termine che venne introdotto quando la vecchiaia cominciò a trasformarsi sia dal punto di vista del numero di persone che arrivavano ad essere anziani, sia da quello della condizione degli anziani, diversi nella psiche e nel corpo rispetto ai loro predecessori di un passato non lontano.

Anzitutto, un tempo essere anziani, cioè aver superato i 50 o i 60 anni, a seconda del periodo storico, era un fatto che riguardava un numero relativamente ridotto di persone: non soltanto l’attesa di vita alla nascita era di circa 40 anni a causa dell’elevata mortalità infantile ma anche le persone che arrivavano a campare sino ai 60 anni, potevano sperare di vivere, in media, altri 14 anni. Oggi l’attesa di vita di un neonato è di quasi 77 anni per i neonati e di quasi 83 per le neonate. Nel 2002 la vita media in Italia era infatti di 76,8 anni per gli uomini e 82,9 anni per le donne. Per quanto riguarda la speranza di vita a 65 anni, in un breve periodo (1996–2001),  si è passati per gli uomini da poco meno di 16 anni nel ’96 ad un po’ più di 16 anni e mezzo nel 2001, un aumento di poco più di 8 mesi; invece per le donne si è passati da un po’ più di 19 anni e mezzo a oltre 20 e mezzo, un aumento di 13 mesi. Le previsioni indicano che nel 2010 la speranza di vita dei sessantacinquenni dovrebbe allungarsi ulteriormente: di 1 anno e 8 mesi per gli uomini e di 2 anni e 5 mesi per le donne; nel 2020 di circa 3 anni per gli uomini e di quasi 4 per le donne; e infine, nel 2030 l’allungamento della vita sarebbe rispettivamente di 4 anni per gli uni e di 5 anni e mezzo per le altre. In sostanza, i trentenni di oggi, che avranno 65 anni nel 2030, potranno aspettarsi di vivere sino a circa 86 anni (gli uomini) e sino ad oltre 90 (le donne): questi cambiamenti si sono tradotti in una nuova terminologia cosicché si parla ormai di terza età per riferirsi a una fascia di età che va dai 65 agli 80 anni e di quarta età per indicare gli ultra-ottantenni.

Questo per quanto riguarda la quantità, vale a dire l’età media della popolazione che nei paesi industrializzati dell’Occidente, come ben sappiamo, ha portato alla presenza di una larga fascia di anziani. Ma anche la qualità della vita è cambiata: un secolo fa un sessantenne presentava caratteristiche senili, appariva e si comportava come un vecchio. Certo, c’erano ovviamente le eccezioni ma in genere gli anziani non godevano di buona salute: la loro mente li tradiva, erano retratti dal mondo, non viaggiavano, non avevano grandi aspettative in quanto ritenevano di aver già raggiunto un traguardo significativo. E in effetti, campare a lungo era un vero exploit perché la mortalità infantile era elevata, le malattie infettive facevano vittime, le medicine a disposizione per curare le malattie serie erano veramente poche. Oggi, invece, la mortalità infantile alla nascita si è ridotta di oltre 150 volte, la maggior parte delle malattie infettive tradizionali sono contrastate da farmaci potenti e si arriva in buona salute alle soglie della vecchiaia. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e c’è un “ma”, stiamo bene (in media) sino alle soglie dei 75 anni ma a questa età cominciano a manifestarsi improvvisamente i primi acciacchi: le articolazioni mostrano segni di artrosi, le ossa perdono calcio, il cuore può avere problemi di irrorazione dovuti all’arteriosclerosi, il cervello può subire i danni che derivano da una scarsa irrorazione sanguigna e da un’eccessiva morte cellulare. Gran parte di queste malattie ricadono in un’area comune: quella delle malattie degenerative della terza età, legate a una senescenza degli organi e in particolare del cervello e della mente. Malattie come l’arteriosclerosi cerebrale, il morbo di Parkinson  o di Alzheimer minacciano sempre più il nostro benessere: sono più frequenti sia in assoluto, perché gli anziani sono oggi di più, sia in termini relativi. In altre parole, il benessere cerebrale di un anziano è oggi più a rischio di quanto non avvenisse in passato, forse a causa di una vita più stressante o, come sostengono alcuni, di un elevato tasso di inquinamento ambientale e di una dieta sbagliata. La vecchiaia può quindi apparire come una fase inevitabilmente negativa, caratterizzata da acciacchi, da problemi neurologici, da una memoria zoppicante e da una mente velata: ma questa evoluzione non è ineluttabile e può essere quantomeno rallentata.

Scopo di questo breve libro è appunto quello di aiutarvi a conoscere come funzionano il corpo e la mente di un adulto e di un anziano, un primo passo per seguire una serie di strategie adatte a prevenire e contrastare i segni dell’età. Per quanto riguarda la mente vengono proposti degli esercizi che aiutano a migliorare la memoria e a tenere in forma sia l’emisfero sinistro, da cui dipendono linguaggio e pensiero, sia l’emisfero destro, da cui hanno origine la capacità di cogliere nel suo insieme i diversi aspetti di una particolare realtà e le facoltà creative. Sono esercizi semplici, suggerimenti per perseguire le strategie necessarie a tenere in forma e stimolare il cervello. Il sistema nervoso, infatti, ha bisogno di stimoli continui, appropriati all’età: se esso viene stimolato opportunamente può conservare la sua plasticità, altrimenti, come un muscolo che non venga esercitato, la perde man mano.

Ma accanto alla mente bisogna, come ben sappiamo, prendersi anche cura del corpo, cui ovviamente appartiene il cervello: è necessario seguire una dieta appropriata, contrastare l’azione dei radicali liberi con cibi ricchi di principi anti-ossidanti, mantenere in buona funzione l’apparato cardiocircolatorio da  cui dipende una buona ossigenazione cerebrale. Per ultimo, è necessario contrastare gli effetti negativi dello stress che, soprattutto nella terza età, possono danneggiare i neuroni e renderli meno efficienti,  riducendo in tal modo la capacità di imparare e ricordare.

Quando iniziare a preoccuparsi della salute del proprio cervello e dell’efficienza della propria mente? La risposta è: il più presto possibile. Non accumulate una serie di abitudini negative, non trascurate la salute del corpo e soprattutto nutrite il vostro cervello con gli stimoli di cui ha bisogno. Infatti, non è mai troppo presto per prepararvi alla terza età e non è mai troppo tardi per rimediare ai danni che il tempo può arrecare. Non si vuole offrire un elisir di lunga vita o promettere miracoli impossibili ma indicare un percorso salutare, una fitness della mente, alla luce delle conoscenze delle scienze biomediche e di quelle del sistema nervoso. Sulla base di queste cercheremo anche di indicare quali trattamenti (diete, farmaci, principi attivi vegetali) sono utili, inutili o addirittura nocivi.